La teoria della diversita', topic definitivo

sperando che non perda di vista pure questo

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    La leggenda della tribu’ del metallo e del suo campione, una storia ironica che ci invita a riflettere sui grandi problemi della diversita’ e del pensiero dell’uomo moderno.


    “Rasc, amico mio, ci sono notizie di Lowen? Sai quanto sia importante la nostra trattativa in questi tempi oscuri.”
    Rasc impallidi’ visibilmente e degluti’ a disagio, cercando le parole per meglio rispondere:
    “Ecco… Veramente… Frahagrind, mio signore, Lowen e’ appena tornato… Un pezzo per volta…”
    Frahagrind socchiuse gli occhi ed emise un sospiro sconsolato:
    “Quei maledetti black… Ma che diavolo gli prende a tutti quanti? Gli abbiamo inviato Lowen come messaggero di pace e di regali, dannazione! Per qual motivo devono sempre squartare tutti quelli che vanno da loro?”
    Il signore della tribu’ dei power si alzo’ in piedi, e strinse nel pugno l’elsa della mitica spada di smeraldo che reggeva al fianco.
    “Avete assolutamente ragione mio signore, ma vedete, purtroppo credo non sia possibile negoziare con loro… E’ nella loro natura. Suppongo.”
    “E’ cosi’, non possiamo contare sul loro aiuto nemmeno ora che il nostro nemico e’ comune. Ti ringrazio Rasc, ma adesso lasciami solo. Ho bisogno di pensare.”
    L’uomo si inchino’ rispettosamente portandosi una mano al cuore, e usci’ dalla capanna di Frahagrind. Il capo comincio’ immediatamente a camminare su e giu’ per la stanza, indugiando sull’enorme finestrone dal quale poteva vedere il villaggio dei power, tutto cio’ che aveva costruito con le sue stesse mani. Ormai era un power anziano, i suoi fluenti capelli lunghi fino alle ginocchia stavano cominciando a imbiancare, ma non aveva mai perduto la grinta che gli aveva permesso di comandare il suo fiero popolo per tanti anni. E adesso si trovava nuovamente a fronteggiare una situazione molto, molto pericolosa.
    I sigilli dei letamai dell’ovest si erano tragicamente spezzati, e da essi aveva cominciato a fuoriuscire una quantita’ esagerata di tamarri. Il pericolo non solo interessava la sua foresta incantata e abitata dagli elfi, ma tutte le altre tribu’ del metallo… E allora per qual motivo quegli stupidi black continuavano a fare cosi’ i difficili?!
    Scosse la testa, e ripenso’ al glorioso giorno di tanti anni fa, quando lui e i suoi potenti compagni sigillarono tutti quei mostri infernali nei sacri letamai dell’ovest… E sorrise involontariamente ricordando come poi tutti i suoi AMICI costruirono i loro regni, che erano ancora oggi piu’ vivi che mai. I black, gli heavy, i prog e i power. Quattro tribu’, e nessuna di esse sembrava dare segno di voler seguire Frahagrind nella sua impresa contro i tamarri.
    “Al diavolo, non ho bisogno di loro! Le mie armate punteranno le loro spade verso di loro e li faranno a pezzi!”
    Disse cosi’ e sfodero’ la spada di smeraldo che portava con se, levandola verso il cielo.
    “Il cielo dove volano i dragoni, e gli Dei tutti che vi vivono mi siano testimoni! Ci ergeremo da soli e vinceremo anche questa volta!”
    Ed usci’ in tutta fretta dalla sua capanna dirigendosi verso un’abitazione che conosceva fin troppo bene, mentre l’unico nome che attraversava la sua mente era uno solo: “Venly”.

    SECONDA PUNTATA

    *SBAM SBAM SBAM* Frahagrind busso’ tre volte alla porta in legno dell’abitazione di Venly, utilizzando il battente posto all’altezza degli occhi, il quale penso’ a che vita triste fosse quella del battente. La porta si apri’ dopo pochi istanti, e all’interno della casa apparve la moglie dell’allievo del capo, una splendida donna dai capelli neri e lunghi fino alle spalle, che in quel momento erano ancora gocciolanti, avvolta solamente in un asciugamano piuttosto piccolo.
    “Salve milady Godiva, stavo cercando Venly siete proprio una bella pezza, e’ in casa cosa vi farei?”
    Godiva inarco’ le sopracciglia, cercando di ignorare lo sguardo del capo che stava scorrendo su tutto il suo corpo, e rispose con un dolce sorriso sulle labbra:
    “Si Frahagrind, accomodati pure dentro, te lo chiamo.”
    Si volto’, e lo sguardo insistente sul suo sedere le diede la certezza assoluta di essere seguita. Penso’ per un momento che fosse davvero una fortuna essere un’amica del capo, cio’ le dava molti meno obblighi, e questo era un bene. Non che ci fosse da preoccuparsi della moralita’ di Frahagrind, ma…
    Il capo si accomodo’ su una delle sedie poste vicino ad un caminetto acceso nella stanza principale, osservando ancora con lascivia la moglie del suo amico e discepolo prediletto che stava salendo le scale. Dopo appena un minuto, in cima alla rampa comparve Venly. Era poco piu’ che un ragazzo, ma gia’ i suoi capelli e il suo corpo muscoloso sembravano quelli di un veterano. Scese agilmente i gradini e arrivo’ davanti al capo, salutandolo con rispetto portandosi una mano al cuore.
    “Mio signore e maestro Frahagrind, e’ un piacere vederti! Cosa ti porta qui?”
    “Brutte notizie purtroppo. Godiva e’ di sopra?”
    “Si e’ rimasta su, si sta vestendo” Disse Venly con un accento di preoccupazione nella voce. Si sedette.
    “Bene, perche’ cio’ che devo dirti e’ strettamente confidenziale. Sai quello che e’ successo nelle lontane terre dell’ovest?”
    “No…”
    “Lo immaginavo. Beh, per farla breve i sigilli che incatenavano i tamarri nei sacri letamai si sono spezzati per cause ancora sconosciute.”
    “Cosa?! I tamarri?!?”
    “Proprio cosi’ Venly. La tribu’ dei black sembra non voglia aiutarci, percio’ dovremo gestire la situazione da soli.”
    “Non capisco” disse il ragazzo perplesso “non possono semplicemente andare li e sacrificarli tutti?”
    “Non e’ cosi’ semplice mio caro amico. Ti dico solo che se fosse possibile l’avremmo gia’ fatto… Ad ogni modo, cio’ che mi serve e’ il tuo aiuto, in questo momento. Te la sentiresti di prendere un gruppetto dei miei uomini e guidarli fin nelle terre dell’ovest? Ho bisogno di sapere com’e’ la situazione li.”
    “Io mio signore? Forse vi aspettate un po’ troppo da me…” Disse il giovane con sincera modestia e senza nessuna paura.
    Frahagrind sorrise: “No. Tu sei il risultato di tutto il mio sapere, e non puoi fallire in una missione cosi’ semplice. Andrei io stesso sai, ma ci sono delle cose di estrema importanza che devo fare qui… Tra cui anche negoziare con le tribu’ dei prog e degli heavy. Non accettare se non te la senti, dico sul serio.”
    Il ragazzo sorrise e rispose: “Frahagrind, se mi dici che ne sono in grado, non vedo il motivo di rifiutare. Quando devo partire?”
    “Quando vuoi, Venly. Gli uomini saranno pronti fra un ora al massimo.”
    Frahagrind si alzo’ in piedi e si diresse alla porta, accompagnato silenziosamente dal suo discepolo.
    “Venly, grazie. A nome di tutta la tribu’, grazie.”
    Apri’ la porta e usci’ di nuovo sulle strade, attendendo che questa si chiudesse alle sue spalle, mentre la sua mente era affollata da pensieri di ogni genere… I tamarri, il pericolo per il suo allievo, quasi un figlio per lui, e quella ossessionante Godiva in asciugamano. Scosse la testa come per sgombrare la mente, e torno’ a grandi passi verso la sua magione.

    TERZA PUNTATA

    Frahagrind aveva appena finito di allestire le sue truppe quando sopraggiunse Venly, vestito con dei comodi ma resistenti vestiti di cuoio nero. I due si salutarono rispettosamente, e il capo prese a parlare senza girare troppo intorno alle cose, con un tono di voce serio ma al tempo stesso il piu’ accomodante possibile:
    “Apprezzo che tu abbia deciso di partire subito, Venly. Cio’ ti fa onore.”
    Venly accolse con un sorriso appena accennato la lode del suo maestro, il quale prosegui’:
    “Ho calcolato il tempo di viaggio che vi occorrera’ per andare e tornare. Non piu’ di due settimane, senza contare eventuali imprevisti che in ogni caso non dovrebbero accadere… Ricorda che dovrete solo dare un’occhiata e riferirmi cosa succede. Niente azioni sconsiderate.” Venly annui’.
    “ Ho preparato delle truppe ordinarie che viaggeranno con te, e inoltre sarete accompagnati da un paio della squadriglia screaming. Mi sembra scontato dire che saranno tutti tuoi subordinati. E…” Frahagrind fece una pausa “in quanto membro dell’esercito, avrai tutta la strumentazione che vi si addice. Essa consiste in una spada e uno scudo, quattro barili di birra a testa, cibo di vario genere e i potentissimi tricicli d’acciaio. La strumentazione musicale e’ a libera scelta delle truppe.”
    Venly corrugo’ la fronte, visibilmente perplesso.
    “Frahagrind… Ma…”
    “Si Venly?”
    “… Tricicli?”
    “Eh gia’. Sono il mezzo di trasporto sostitutivo, dopo che la squadriglia dei cavalcatori di draghi si e’ sciolta. I draghi si sono rotti le palle di essere cavalcati, pertanto abbiamo dovuto ripiegare sui tricicli. Ma sono cromati eh?”
    “Cromati? Davvero?? E’ meraviglioso mio signore!”
    Sul volto del capo si dipinse la tipica espressione di uno che ne sa a palate.
    “Gia’ gia’. Bene, mi pare sia tutto… Seguite il percorso segnato sulla mappa che ho gia’ affidato ai ragazzi… E che gli Dei elementali vi proteggano, Venly. Vieni, ti accompagnero’ dagli altri, cosi’ potrete partire immediatamente.”
    Venly fece di si con la testa e segui’ Frahagrind fuori dalla porta, e infine in un cortile dietro la casa, dove c’erano una ventina di persone su altrettanti tricicli cromati di pregiata fattura. Ciascuno di essi indossava i consueti abiti in pelle nera di ordinanza, e portava sulle spalle uno zaino borchiato stracolmo. Parecchi avevano a tracolla degli strumenti musicali. Venly penso’ che avevano tutti delle facce simpatiche, e fu subito entusiasta di intraprendere il viaggio. Mentre era immerso in questi pensieri, la voce di Frahagrind tuono’ imperiosa:
    “Uomini, costui e’ Venly, il comandante della spedizione. Obbeditegli come fareste con me, e lui sapra’ dimostrarvi che la vostra fiducia e’ ben riposta.” Si volto’ verso uno degli uomini, che sembrava conoscere bene. Venly noto’ in quel momento, in cui si sentiva terribilmente al centro dell’attenzione, che tutti avevano anche una spada al fianco e uno scudo rotondo legato all’avambraccio, su cui troneggiava il simbolo della tribu’ dei power: una sfolgorante doppia cassa, all’interno della quale trovavano posto le lettere P e W. Si chiese come avrebbe fatto a trasportare quel puttanaio di roba, e meno male che non erano a piedi ma in triciclo…
    “Cryodon, forniscigli tu l’equipaggiamento, poi potrete partire. Che gli Dei guidino le vostre gesta, miei fratelli del metallo.”
    Disse cosi’, e si volto’ in maniera teatrale, facendo sventolare i lunghi capelli al vento, suscitando l’ammirazione dei soldati piu’ giovani. Se la rise sotto i baffi con sincera soddisfazione, e rientro’ nell’abitazione a sbrigare i suoi affari. I soldati, rimasti soli, vociferarono per un po’, in attesa che a Venly venisse fornito l’equipaggiamento, soffocarono a fatica le risate nel vederlo cercare una posizione comoda per sistemarsi tutto quel carico, poi si zittirono, gli passarono la mappa, e lo seguirono senza fare tante storie e con molta devozione, fino al limitare della foresta degli elfi, dove comincio’ ufficialmente il loro viaggio.

    QUARTA PUNTATA

    Il viaggio comincio’ subito nel migliore dei modi. Non che si fosse ancora verificato qualche strano avvenimento, semplicemente la compagnia era molto allegra e festaiola, forse perche’ sapevano che non correvano nessun pericolo reale. Erano solo degli esploratori, in fondo. Consultando tutti insieme scrupolosamente la mappa, marciarono per tutto il giorno attraverso la foresta incantata degli elfi, e quando scese la notte, Venly ordino’ di fermarsi e di preparare l’accampamento per la notte. Alcuni andarono a cercare la legna per il fuoco, i piu’ abili andarono a caccia, dal momento che mentre viaggiavano sui loro fulgidi tricicli ebbero occasione di vedere molti animali selvatici.
    Coloro che rimasero ad aspettare con Venly emisero un sospiro di sollievo quando si tolsero di dosso tutto il loro equipaggiamento e lo poggiarono accanto ai rispettivi tricicli.
    In poco tempo il primo gruppo di uomini fu di ritorno con la legna, e dopo qualche minuto furono seguiti dal secondo gruppo, che portava un grosso cinghiale trascinandolo per terra. Al piccolo reggimento venne immediatamente una fame inspiegabile… E mentre quelli che erano rimasti di guardia al campo si prodigavano per scuoiare in fretta e furia la bestia, e ad accendere il fuoco, i cacciatori si diressero ai loro zaini e presero un paio di barili di birra ciascuno, oltre a qualche strumento musicale. Tutto era pronto per una serata di pura baldoria, si faticava a credere che quei venti uomini, giovani e adulti, fossero dei soldati in missione.
    Cominciarono a mangiare e a bere cosi’ tanto che quando non ebbero piu’ spazio per ingerire nient’altro, e alcuni gia’ stavano crollando dalla stanchezza, alcuni esordirono:
    “Ehi voi, reclute! Fateci sentire qualcosa, avanti!” E tutti passarono i loro strumenti musicali alle reclute, che timidamente risposero:
    “Ma veramente noi sappiamo fare solo qualche accordo…”
    Tutti, Venly compreso, si volsero verso colui che aveva parlato: “Dai, va bene anche qualche accordo, purche’ sia buono! Coraggio!”
    LA recluta si fece forza, sorrise, e suono’ lentamente e con solennita’ la prima nota. Pochi secondi di silenzio inquietante pervasero la compagnia, che quasi subito scoppio’ in una fragorosa risata allegra, senza intenti di scherno. La recluta era gia’ arrossita.
    “OOOH Dei aspetta aspetta aspetta… Facci un re?”
    La recluta non oso’ domandare cosa ci fosse di cosi’ divertente, ma si limito’ ad eseguire l’ordine, che fu immediatamente seguito da un secondo scoppio di risate. Venly non ricordava di aver mai riso cosi’ tanto.
    “Scusatemi… Ma ho sbagliato?”
    “Ohohoho no no aspetta ora ti diciamo tutto… L’ultimo tentativo… Fai un fa?”
    La recluta esegui’ il fa concentrandosi moltissimo, e produsse un suono di cui fu pienamente soddisfatto. Era diventata come una sfida impressionare i suoi compagni piu’ anziani… Che anche questa volta si sganasciarono dalle risate.
    Venly prese la parola, tra il serio e il faceto: “Qualcuno mi passi una chitarra… pppf…”
    E quando si ritrovo’ lo strumento tra le mani, fisso’ la recluta con un sorriso a trentadue denti e compose l’accordo del do: “Il do si fa in questa maniera qui.”
    Alla recluta occorsero tre buoni tentativi per accorgersi cosa cambiava dal do di Venly al suo: il suo era completamente rovesciato, cosi’ come tutti gli altri accordi che aveva imparato. La depressione e lo sconforto la avvolsero, ma Venly, sempre continuando a ridere in modo allegro, gli poggio’ una mano sulla spalla e gli disse:
    “Dai, non crucciarti. In fondo e’ sempre meglio averlo scoperto ora che non tra anni, non ti pare? E poi hai allenato le dita, diamine, sii un po’ positivo!”
    La recluta alzo’ lo sguardo e gli sorrise benevolmente, scorse lo sguardo su tutti gli altri volti dei soldati piu’ vecchi, e li ringrazio’ chinando umilmente il capo.
    Suonarono tutti fino a che non furono esausti, sazi e dissetati, e si misero a dormire senza dire una parola.
    Si alzarono alle prime luci dell’alba che filtravano attraverso i frondosi rami della foresta degli elfi. Di buona lena si misero in cammino, seguendo attentamente il sentiero segnato sulla mappa… Viaggiarono per giorni e giorni sui loro tricicli cromati, fermandosi soltanto la notte per riposare, senza fare alcun tipo di incontro.
    L’unico un po’ degno di nota fu quello con un nano, circa il quarto giorno di marcia lungo una strada lastricata che conduceva alle montagne dell’ovest, ma esso fu molto breve…
    “Buondi’ mastro nano! Una domanda per…”
    “Nano tua sorella, capellone! Cos’e’, non ti piaccio perche’ sono basso?”
    “… Ma ecco, veramente io…”
    “Oooh sta zitto! Ne ho piene le tasche di voialtri che mi rivolgete questi appellativi. Non mi devi provocare hai capito?!?”
    “Se posso spiegar…”
    “Non me ne frega un cazzo! E adesso sparisci se non vuoi che un fulmine del martello del nostro signore ti bruci tutti i peli del culo.”
    Disse cosi’, e comincio’ a sgambettare via con i suoi tozzi arti inferiori. Poi ci ripenso’, si volto’ nuovamente e disse con voce aspra: “E non sono il tuo maestro, pirla!”. E se ne ando’, lasciando tutta la compagnia dei soldati ammutolita e paralizzata per fare qualsiasi cosa che non fosse riprendere il cammino verso i letamai.
    Trascorse infine una settimana dalla partenza. Avevano seguito tutte le tappe indicate sulla mappa, fermandosi solo il tempo necessario, e finalmente erano giunti a destinazione. Bastava solo arrivare in cima al sentiero, ancora pochi passi e avrebbero guardato la vallata ai piedi delle montagne, dove si trovavano i mitici letamai dell’ovest. Ma una volta che giunsero in cima, dalla quale poterono vedere tutto il paesaggio circostante, videro qualcosa che scosse in profondita’ i loro animi, e colmo’ i loro cuori di metallo di orrore e di terrore.
    Una fotocopiatrice enorme, grande quasi quanto una collina, ma opportunamente nascosta dalle montagne tutte attorno, circondata da una miriade spropositata di tamarri che si infilavano dentro essa e si moltiplicavano a vista d’occhio.
    Rimasero in una sconvolta contemplazione del panorama per qualche minuto, prima che Venly si decidesse a proferire parola: “Direi che la missione puo’ considerarsi compiuta… Forza, ora torniamo indietro, dobbiamo riferire al capo tutto cio’ che sta accadendo qui… Lui potra’ fermare questa macchina del demonio…” Si volto’. “Seguit…”
    Si interruppe, e spalancando gli occhi estrasse la spada, mentre un’espressione di terrore macchiava il suo viso.

    QUINTA PUNTATA

    “Puoi contare su di me, amico mio. Davanti a un tale pericolo incroceremo i nostri martelli con le vostre spade, e li schiacceremo.”
    Colui che stava parlando con Frahagrind era il leader della tribu’ degli heavy, il potente Mydhen. I due si erano incontrati, dopo un lungo lavoro diplomatico da parte di Frahagrind, nella tribu’ di Mydhen, al fine di discutere del problema dei tamarri. Il nobile capo dei power si era recato ugualmente dagli heavy, sebbene la sua mente e il suo cuore fossero in allarme… Dopo tre settimane, ancora non si avevano notizie di
    Venly e dei suoi, e questo certo non era un buon segno.
    “Siamo d’accordo allora Mydhen… Tieni i tuoi uomini preparati a qualsiasi evenienza, non sappiamo ancora se e quando avremo bisogno di combattere, ma conto di scoprirlo presto… Non appena avro’ notizie certe, sarai il primo a saperlo.”
    Disse cosi’, e si alzo’ dalla comoda poltrona sulla quale si era seduto per conversare.
    “Sai Frahagrind, avrei tanto voluto che ci fossimo rincontrati in circostanze piu’ favorevoli…” Si alzo’ anche lui, per accompagnare alla porta Frahagrind, che aveva manifestato l’intenzione di andarsene.
    Il capo dei power fisso’ per qualche secondo il viso dalla folta barba bianca e dai capelli ormai non piu’ neri del suo carissimo amico, e gli sorrise.
    “Se tutto andra’ come deve, ti prometto che succedera’.”
    Lui gli sorrise di rimando: “Ti credo. Devi proprio andartene vero?”
    “Si. La trattativa con i prog e’ ancora aperta, si sono convinti del pericolo ma probabilmente dovro’ viaggiare fino alla loro tribu’ per prendere gli ultimi accordi. Dal momento che sui black non possiamo contare, abbiamo un disperato bisogno anche di loro, sebbene mi secchi ammetterlo.”
    “Non capisco Frahagrind… Ti stai comportando come se fossimo gia’ sul piede di guerra, ma tu stesso hai affermato che non hai ancora nessuna certezza per le mani…”
    “Hai ragione. Ma ho un pessimo presentimento… Che non voglio ignorare. Scusami, non posso dirti di piu’, sembrerei uno sciocco.”
    “Non temere, io ti sono accanto in qualsiasi evenienza. Aspettero’ tue notizie… Buona fortuna per il ritorno, dunque.”
    “Grazie Mydhen. Grazie, davvero. Mi faro’ presto vivo… Addio.”
    Il capo degli heavy accompagno’ alla porta del suo palazzo Frahagrind, i due si salutarono con una vigorosa e silenziosa stretta di mano, e infine questo usci’.
    Ando’ immediatamente a recuperare il suo triciclo nel cortile antistante il palazzo, lo inforco’ e sfreccio’ attraverso la tribu’, uscendo poi sul sentiero che lo avrebbe riportato a casa.
    La tribu’ degli heavy era molto diversa da quella dei power… Se quest’ultima poteva essere paragonata a un tranquillo villaggio medievale, costruito secondo la tradizione… La tribu’ degli heavy era piu’ che altro paragonabile a un gigantesco ammasso di metallo dalle forme che ricordavano vagamente quelle di una citta’. Una cosa che gli heavy lamentavano fin dalla loro fondazione, era l’insopportabile calura estiva e i luccichii fastidiosi nelle giornate di sole. Ma in fondo a tutti loro andava bene cosi’… In una citta’ del genere, potevano finalmente sentirsi davvero a casa, e Mydhen aveva visto giusto, quando comincio’ ad edificarla.
    Senza pensare a nulla in particolare, Frahagrind pedalo’ di gran carriera per circa mezza giornata, e giunse nella sua tribu’ verso sera. Era piuttosto stanco e lo attirava l’idea di potersi concedere finalmente una doccia calda e una bella dormita… Ma il suo desiderio non fu esaudito. Non appena si avvicino’ al cancello che delimitava il villaggio, alcuni soldati e funzionari gli sbarrarono la strada… Sul loro volto erano dipinte espressioni di sdegno e di furia, ma Frahagrind capi’ immediatamente che quei sentimenti non erano rivolti a lui… La cosa non lo fece comunque stare meglio, dal momento che quella gente significava una cosa sola. Guai…
    “Mio signore Frahagrind, presto!” Esclamo’ uno dei soldati di grado piu’ alto.
    Il capo fermo’ il suo mezzo proprio davanti al crocchio, smonto’ e fisso’ tutti, in attesa di spiegazioni. Il soldato che lo aveva chiamato riprese a parlare: “Si tratta di Venly… Ecco… E’ tornato, ma sarebbe stato meglio se fosse morto.”
    Frahagrind smise di respirare per un attimo, completamente sconvolto da una tale affermazione… Che gli era successo?
    “Dov’e’?” Disse con una voce glaciale, prossima all’isterismo.
    “E’ a casa sua mio signore, con sua moglie.”
    Il capo non volle sentire nient’altro. Si lascio’ alle spalle il suo triciclo, i soldati e i funzionari, correndo a perdifiato verso casa di Venly, che raggiunse in un paio di minuti. Picchio’ con tutte le sue forze con entrambi i pugni sulla porta di legno della casa.
    “Venly!!! Godiva, apritemi!!!” Gridava, mentre un turbine di emozioni continuava a sconvolgerlo nel profondo dell’anima.
    La porta si apri’ dopo pochi secondi, e all’interno dell’ abitazione apparve Godiva, con il viso rigato dalle lacrime e il trucco sbavato.
    “E’ di sopra… Non vuole vedere nessuno, nemmeno me.” La sua voce era spezzata dal dolore, stava visibilmente trattenendo il pianto “Ti prego Frahagrind, aiutalo…”
    Frahagrind ebbe appena il tempo di chinare il capo verso Godiva, come per rassicurarla che avrebbe fatto tutto cio’ che era in suo potere per aiutare il suo amico, il suo allievo, quello che avrebbe potuto essere suo figlio, prima che le gambe lo portassero velocemente in cima alle scale e davanti alla porta della camera da letto.
    Spalanco’ la porta senza bussare, e cio’ che vide lo turbo’ a tal punto che fu subito sopraffatto da una tremenda tristezza.
    Venly era sdraiato sul letto, completamente nudo, fissando un punto assolutamente vuoto del soffitto… La sua testa era completamente pelata. Qualcuno gli aveva rasato a zero tutti i capelli. Se prima Frahagrind aveva fretta di arrivare da lui, ora che ci era arrivato faceva tutto con un silenzio e una lentezza inumani… Persino il respirare gli risultava difficile. Un rapido sguardo attorno a se gli fece scorgere un paio di jeans attillati con la scritta “Rich” e una maglietta rosa con disegnato sopra un fiorellino appallottolati in un angolo della stanza, come se fossero stati gettati via il piu’ lontano possibile. Frahagrind comprese immediatamente cos’era successo, e mentre si avvicinava a passi estremamente lenti al suo allievo, cercava sia di trovare dentro di se le parole giuste da dire, sia di soffocare un’insaziabile furia omicida che gli stava montando dentro.

    SESTA PUNTATA

    Frahagrind si sedette sul bordo dello spazioso letto a due piazze con molta delicatezza, e comincio’ a parlare con un tono quasi paterno, anche se era chiaro che stava mascherando l’ira e il dispiacere.
    “Venly, amico mio. Per prima cosa voglio che tu sappia che nessuno ti giudichera’ per cio’ che e’ successo. Tu eri, sei e sarai un fiero membro della tribu’ dei power, indipendentemente dal tuo aspetto. Nessuno ti disprezza o prova rabbia nei tuoi confronti, al contrario. I nostri cuori si stringono intorno al tuo, ed essi troveranno forza l’uno nell’altro. Ora alzati, Venly. Non e’ tempo di essere sconvolti, ma e’ tempo di reagire. Nulla e’ senza rimedio, lo sai, e io ti aiutero’ a rimediare alla grande offesa che ti e’ stata fatta.”
    Venly, che per tutto il discorso di Frahagrind era rimasto immobile e non dava il minimo segno di ascoltare, volto’ lentamente il capo verso il suo amico, e, con una voce apatica e un’espressione neutra dipinta sul volto, rispose:
    “Frahagrind… Mio signore, maestro ed amico, io ti ringrazio. Ma provo troppa vergogna per poterti anche solo mostrare il mio viso, difficilmente potro’ piu’ rivolgerti la parola…”
    “Non essere sciocco Venly. I tuoi capelli ricresceranno, e i tuoi vestiti sono ancora nell’armadio, giusto? Vedi bene, non ti sto discriminando per cio’ che ti e’ successo, anzi, ti offro tutta la mia solidarieta’ ed il mio aiuto. Io ti chiedo, ti imploro di accettarli. Non posso sopportare il pensiero di saperti una vittima innocente di quelle bestie.”
    Il cambio di accento del capo, ora meno comprensivo ma piu’ combattivo, sembro’ scuotere lentamente le membra di Venly, che si tiro’ su a sedere sul letto continuando a guardare, pur distogliendo spesso lo sguardo, Frahagrind:
    “Io accetto il tuo aiuto mio signore Frahagrind.”
    Frahagrind rivolse un sorriso rincuorante a Venly, si alzo’ e si diresse verso l’armadio in fondo alla stanza. Lo apri’ e con noncuranza, come se fosse il suo stesso armadio, prese un paio di pantaloni in pelle con i lacci sui lati, un gilet di pelle nera borchiato sulle spalle, e li lancio’ al compagno.
    “Ne sono felice amico mio. Ora vestiti e scendiamo da Godiva… E’ molto preoccupata per te, ma anche lei chiede solo di poterti riabbracciare. Poi, se vorrai, potrai raccontarci tutto quello che ti e’ successo…”
    “Si, Frahagrind.” Rispose lui, cominciando a vestirsi. Sicuramente si era scosso dal trauma, ma i segni erano ancora evidenti… Parlava poco, lentamente, e i suoi gesti sembravano del tutto innaturali. Aveva solo bisogno di un po’ di tempo, concluse Frahagrind.
    Non appena Venly fu vestito, i due lasciarono la stanza e cominciarono a scendere le scale. Venly teneva la testa bassa, temendo di mostrarsi alla sua donna in quello stato… Ma il suo timore non duro’ che pochi secondi. Non appena furono al piano di sotto, Godiva si alzo’ dalla poltrona sulla quale era seduta e assorta, e corse verso Venly, abbracciandolo e baciandolo appassionatamente, come se fosse appena tornato alla vita… cosa che era effettivamente vera.
    Venly rispose all’affetto della sua donna con una timidezza che non aveva mai mostrato, ma che ando’ dritta al cuore dell’amata, la quale capi’ senza che nessuno dicesse alcunche’, e dopo effusioni piu’ o meno disinibite, durante le quali Frahagrind fingeva indifferenza guardando ora a destra ora a sinistra, lo cinse con le braccia e appoggio’ la sua testa sul suo petto.
    Frahagrind pote’ osservare il suo allievo a figura intera, e si rese conto che non stava neanche poi cosi’ male con i capelli rasati… Certo, i capelli lunghi erano un simbolo di potere, ma nei tempi lontani si avevano molte testimonianze di grandi uomini che avevano tutti la pelata… Era solo una questione di punti di vista, e al capo parve proprio che Venly avesse azzeccato quello giusto. La cosa piu’ difficile sarebbe comunque stata cancellare i traumi della sua anima, ma finche’ non li avesse conosciuti, non avrebbe potuto fare nulla per aiutarlo.
    “Sediamoci. E’ giusto che entrambi sappiate…” Disse lo sfortunato Venly, rompendo il silenzio e interrompendo il flusso di pensieri di Frahagrind.
    Tutti e tre annuirono e si diressero verso le rispettive poltrone (si, ormai anche Frahagrind aveva la sua poltrona personale, visto che era un frequente visitatore della casa della coppia) muovendosi all’unisono.
    Una volta sedutisi, Venly si fece coraggio e comincio’ a fare il resoconto di com’era andata la spedizione.
    “Io e il resto del gruppo abbiamo viaggiato tranquillamente fino a raggiungere le montagne dell’ovest. Siamo saliti in cima, e abbiamo visto giu’ nella valle, dove si trovano i sacri letamai. Bene… Abbiamo scoperto che essi sono effettivamente aperti, e che i tamarri si stanno moltiplicando velocemente, grazie anche a una gigantesca fotocopiatrice che usano per riprodursi in grande scala…Ma proprio quando eravamo sicuri di aver visto tutto e ci apprestavamo ad andarcene, per tornare a fare rapporto, siamo stati attaccati. Era un numero improponibile di tamarri, saranno stati almeno duecento… Eppure quella non era che una minuscola parte del loro smisurato esercito. Ci hanno accerchiati in breve tempo, e anche se ci siamo difesi strenuamente, mandando al creatore almeno la meta’ di loro, siamo stati sopraffatti dal loro numero. Il resto della squadra e’ stato ucciso immediatamente, mentre io… “ fece una piccola pausa. “io sono stato preso prigioniero. Durante la mia prigionia sono stato sottoposto alle atrocita’ piu’ disumane che mai si possano pensare… Mi hanno rasato i capelli a zero e mi hanno vestito come uno di loro… Costringendomi ad andare in giro per i loro accampamenti. Eppure capite bene che anche se avrei preferito morire, dovevo vivere per recapitare tutte le informazioni possibili. Non uno non mi ha deriso, in molti si sono divertiti a sputarmi addosso, altri ancora invece mi hanno riempito di botte.” Si fermo’ un momento e abbasso’ lo sguardo… Ma non pote’ celare agli occhi di Frahagrind che piu’ che di dispiacere e mortificazione, il cuore di Venly si stava gonfiando di un desiderio di vendetta. Bene, si disse il capo, reagira’ nel modo migliore per lui. “Ma questo e’ il meno. Le umiliazioni non fanno cosi’ male… E’ stata la mia prigionia che ha ferito la mia mente. Sono stato sistemato in una piccola stanza del tutto vuota, eccetto alcune palle luminose appese al soffitto e delle casse negli angoli. Per un intero giorno quelle palle infernali sono state fatte risplendere di tutti i colori, e allo stesso tempo le mie orecchie sono state ridotte in poltiglia dalla musica che usciva da quelle casse… Ma non potevo morire, anche se silenziosamente invidiavo il destino che gli Dei avevano riservato ai miei compagni, caduti combattendo con onore. Infine sono stato liberato e condotto davanti al loro capo, un essere spregevole con la testa rasata, alto poco piu’ di un metro e mezzo e dall’abbigliamento ridicolo e stretto all’inverosimile di nome Minchiabboss. Egli mi ha squadrato con disprezzo e divertimento, e mi ha parlato. Non sono riuscito a capire bene la sua lingua, ma cio’ che ho inteso e’ che mi davano il permesso di tornare a casa a infangare il nome dei miei fratelli del metallo, e di raccontare pure tutto quello che avevo visto, perche’ loro non avrebbero avuto in ogni caso nulla da temere. Mi hanno restituito solo il triciclo d’acciaio, e con esso sono tornato qui… Vestito come uno di loro, senza birra, senza mangiare, e con il mio orgoglio a pezzi. Sono tornato solo qualche ora fa, Frahagrind, e poi sei arrivato tu. Non mi sono mai mosso dalla mia stanza.”
    Nella casa scese il silenzio. Frahagrind annui’, senza sapere effettivamente cosa dire, e cosi’ fece Godiva, che rivolse al suo uomo un dolce sorriso.
    “Bene, Venly. Come ti ho detto, a tutto c’e’ soluzione. E quella per lavare il tuo disonore passa attraverso il sangue di tutti loro. Non preoccuparti di nulla, ora pensero’ a tutto io. Tu resta con Godiva e riposati. Ne hai diritto, amico mio.”
    Disse cosi’, e si alzo’ dirigendosi verso la porta. Usci’ senza aggiungere una parola, sebbene i due avessero cercato di fermarlo dicendogli di aspettare, e finalmente dai suoi occhi poterono cominciare a sgorgare lacrime silenziose.

    SETTIMA PUNTATA

    Frahagrind stava dormendo da appena qualche ora quando sopraggiunse in tutta fretta il fido Rasc a destarlo dal suo sonno.
    “Mio signore Frahagrind, ci sono delle notizie importantissime! I tamarri hanno attaccato la tribu’ dei prog!”
    Se il capo si trovava ancora nel torpore di chi si e’ appena svegliato, si scosse del tutto quando udi’ le nuove che gli portava il suo consigliere.
    Si alzo’ in piedi immediatamente, senza dare il minimo segno di stanchezza, e raccolse immediatamente una maglietta nera sul bordo del letto e se la mise. I pantaloni gia’ li stava indossando, poiche’ era usanza nelle quattro tribu’ dormire con i pantaloni di pelle.
    “E…?”
    “E basta mio signore, ora credo che dovrebbe andare dal sommo Toul, che la sta aspettando di La.”
    “Cosa? Toul e’ gia’ qui?!”
    “Ecco, in realta’ si, si…” Disse Rasc timidamente, come se fosse colpa sua.
    “Oh per gli Dei… Grazie Rasc, puoi andare.”
    Non attese che il consigliere lasciasse la sua stanza, poiche’ si diresse a passo veloce fuori da essa in direzione della cosiddetta stanza degli ospiti, che era piu’ un salone con delle poltrone per fare le consuete due chiacchiere.
    Arrivo’ in una manciata di secondi, e vide che Toul si era gia’ accomodato su una poltrona e si stava servendo un goccetto di liquore. Evidentemente Rasc aveva gia’ pensato a metterlo a suo agio.
    Toul era un uomo di media corporatura, con un viso piuttosto giovane, nonostante avesse la stessa eta’ di Frahagrind, e probabilmente cio’ era dovuto al fatto che si radeva spesso la barba. I lunghissimi capelli grigi che gli scendevano lungo la schiena non lasciavano alcun dubbio sulla sua identita’… Era proprio lui, uno dei suoi compagni. Ma era inutile rimarcare questo, poiche’ non aveva piu’ la minima importanza… Forse l’avrebbe avuta parecchi anni fa, al tempo della loro grande impresa, ma ora non piu’.
    “Toul, voglio che tu sappia che non potevi giungere in un momento piu’ opportuno.”
    “Silenzio Frahagrind. Il momento e’ il meno opportuno che si potesse immaginare.” disse Toul scontrosamente, vuotando il suo bicchierino di liquore d’un fiato.
    Continuo’ a parlare, mentre Frahagrind si accomodava su una delle poltrone: “Come puoi immaginare dal fatto che io sono qui, abbiamo sconfitto gli invasori tamarri. Ma ammetto che e’ stata solo fortuna, dal momento che dopo i tuoi numerosi avvisi mi sono deciso a piazzare qualche guardia sulle torri del villaggio. In ogni caso abbiamo subito diverse perdite… E questo non e’ esattamente cio’ che mi fa piacere, non credi? In compenso ho delle buone notizie per te, sta a sentire.”
    Frahagrind lo interruppe: “Ci vuole almeno mezza giornata per arrivare qui dal tuo villaggio… Quando avete subito l’attacco?”
    “Mi sembra giusto, forse sto correndo troppo. Semplicemente siamo stati attaccati nel primo pomeriggio, e io sono venuto qui subito dopo la vittoria. E’ possibile che alcuni dei loro abbiano seguito il tuo allievo, Venly, per localizzarci tutti… Cio’ che non capisco e’ perche’ abbiano deciso di prendere di mira proprio noi. Ad ogni modo questo non ha piu’ importanza… Cio’ che conta e’ che in questo momento io ti offro l’aiuto incondizionato dei prog in questa guerra. E…”
    Frahagrind lo interruppe ancora: “Come fai a sapere del mio allievo? E come avete fatto a sconfiggere i tamarri?”
    “Semplice. Me l’ha riferito uno dei miei sudditi, che a quanto ho capito e’ molto amico di una delle tue guardie… Credo si siano raccontati tutto tramite lettera. E li abbiamo sconfitti solo e unicamente perche’ quella e’ solo una minima parte, capisci? Non sono nemmeno sicuro che basteranno le nostre sole forze per batterli.”
    “C’e’ anche Mydhen.”
    “Oh. Sembrano quasi i vecchi tempi.” Disse Toul con una punta di cattiveria.
    “In ogni caso, Frahagrind, sappi che anche noi siamo vicini al tuo allievo in questo momento. Non perche’ sia una persona piu’ importante di un’altra, ma perche’ l’offesa nei suoi confronti e’ un’offesa nei confronti di tutto il popolo del metallo. Per questo abbiamo pensato a qualcosa di divertente…” sul volto di Toul si dipinse un sorrisetto malevolo “Sai chi c’e’ con le mie guardie in questo momento?”
    Frahagrind scosse la testa in segno di dissenso.
    “C’e’ un tamarro che abbiamo preso prigioniero. L’abbiamo portato fin qui perche’ potesse ricevere una lezione migliore proprio da quelli che ha ferito. Consideralo un bel regalo da parte mia…” E si mise a ridere.
    Frahagrind era sconcertato. Stava cercando di rimettere insieme tutti i pezzi della situazione, ma senza successo. Non aveva voglia di pensare a come era giunto a quel punto, gli importava solo cio’ che era adesso. Venly stava decisamente meglio, aveva ottenuto l’aiuto di due delle tre tribu’ del metallo… Forse le cose stavano prendendo una piega migliore di quanto sembrasse.
    “Va bene Toul, andiamo a vedere questo prigioniero.”
    “Si. Seguimi Frahagrind. Oh, un’ultima cosa… Nel caso tu volessi condurre un interrogatorio, mi prendo io l’onere di sollecitare le risposte del nostro tamarro amico. Non dirai nulla a Venly?”
    “No. Non cambierebbe assolutamente nulla. Andiamo ora.”
    Toul condusse Frahagrind fuori da casa sua, il che era abbastanza divertente, fece un cenno con la mano in direzione di un gruppetto di guardie che stavano ubbidientemente li fuori. Queste ultime si avvicinarono immediatamente, e Frahagrind si accorse immediatamente che erano solo quattro, salvo che non ve ne fossero altre ai cancelli della citta’, e ciascuna recava con se una chitarra enorme, lunga un paio di metri…Decisamente, Toul faceva le cose in grande.
    “Soph, va a chiamare i Dream. Assicurati che portino qui il prigioniero.”
    “Si, mio signore Toul, immediatamente.”
    E cosi’ Soph giro’ i tacchi e si allontano’. Frahagrind era sconcertato da come Toul si stava comportando da padrone nella SUA citta’, ma non disse niente… In fondo se la stava cavando abbastanza bene.
    La piazza antistante il palazzo di Frahagrind si era gia’ riempita da un buon numero di power quando i Dream, accompagnati da Soph, fecero la loro comparsa, con al loro seguito, incatenato, un buffissimo esserino basso, con i capelli corti e pieni zeppi di una sostanza collaginosa di origine sconosciuta, vestito con dei jeans stretti e le mutande di fuori, e una magliettina rosa molto femminile.
    Toul prese subito la parola, incurante degli spettatori, e anzi, forse piu’ galvanizzato che mai per quella stessa ragione.
    “Allora bimbo, questo qui e’ il mio carissimo amico Frahagrind, il capo della tribu’ dei power. Ha qualche domandina da farti, e tu sarai cosi’ gentile da rispondergli.”
    Il tamarro fisso’ i due capi in un modo che voleva evidentemente essere ostile, ma che in realta’ era solo molto buffo.
    “Oh oh oh minchia oh ma porcoddue cosa vuoi non mi devi parlare cosi’ cioe’ io e i miei amici ti facciamo bbbruttoo ooooh porcoddue!”
    Frahagrind rimase raggelato, cosi’ come tutti i power. Solo i prog, che avevano fatto la fatica di sorbirselo durante tutto il viaggio, sembravano insensibili a tutto cio’. Toul esordi’: “Vedi Frahagrind, questo e’ esattamente il motivo per il quale ti dicevo che ci avrei pensato io ad agevolare il tuo interrogatorio.” Un sorriso maligno gli si dipinse sul volto. “Soph, cominciano le VAN HALEN MEMORIES. Quando vuoi.”
    Soph si scambio’ un’occhiata di intesa con gli altri tre soldati armati di chitarra, che imbracciarono prontamente. Tutto rimase immobile per qualche secondo, fino a che Soph non fisso’ i suoi compagni e annui’.
    In quel momento sembro’ che una scarica esplosiva avesse percorso l’aria…
    Si udi’ il piacevolissimo suono di un assolo progressive, visibilmente ispirato al defunto eroe del passato Van Halen. Il volume era terrificante, cosi’ come la bravura delle truppe scelte di Toul. Ma la cosa ancora piu’ spettacolare fu la reazione del tamarro. Semplicemente spalanco’ gli occhi e si getto’ a faccia in giu’ per terra, urlando e dibattendosi furiosamente in un dolore e un panico che sembravano incontrollati. Del sangue comincio’ a colargli dalle orecchie.
    Toul attese circa un minuto, durante il quale sembrava godersi l’agonia di quel tamarro rantolante per terra, poi sollevo’ una mano e la musica cesso’ immediatamente.
    Il tamarro smise di gridare e sollevo’ faticosamente lo sguardo verso il capo dei prog…
    “Vedi, bimbo… devi sapere che il leggendario Van Halen ha scritto questa canzone nel pieno del suo periodo d’oro. Dura circa ventidue minuti e mezzo, ma noi ci siamo permessi di cambiare qualcosina, e la nostra versione ne dura ventinove. Ti e’ venuta voglia di chiacchierare con il mio amico?”
    “Oh minchiabboh ma io ti spacco la faccia!”
    “Allora non mi credi proprio, vero? Soph, un altro paio di minuti… E scusami se vi ho interrotti.”
    Senza farselo ripetere due volte, i quattro riattaccarono a suonare. Era una melodia davvero gradevole, ma a giudicare dalle reazioni, al tamarro sembrava niente piu’ che un orrido rumore distorto e amplificato all’esasperazione. Altrimenti non avrebbe avuto alcun motivo di cominciare a colpire il terreno con delle testate.
    Dopo circa un paio di minuti, Toul alzo’ nuovamente la mano e i quattro smisero di suonare.
    “Ventinove minuti bimbo. Non scherzo.”
    “… Minchia oh vabbene, parlero’.”
    “Bravo. Frahagrind, e’ tutto tuo.”

    OTTAVA PUNTATA

    Ci volle qualche secondo prima che Frahagrind si capacitasse di quanto aveva appena visto. Non si ricordava di un Toul cosi’ crudele e risoluto… Ma decise di approfittare della situazione e si costrinse ad assumere un tono piu’ aggressivo e deciso possibile.
    “Ho seguito tutta la vicenda del vostro risveglio fin dall’inizio, e i dubbi che mi frullano per la testa sono tutt’altro che pochi. Per prima cosa voglio sapere che intenzioni avete.” La sua mano corse istintivamente all’elsa della possente spada di smeraldo che aveva legata al fianco.
    “Minchia oh non lo so, cioe’ minchia io sono solo un soldato”
    “Stai cominciando male, molto male.” Disse cosi’, ed estrasse con un solo movimento lento e fluido la spada di smeraldo, che brillo’ fiocamente. Frahagrind si senti’ sinceramente appagato e spero’ vivamente che avrebbe potuto esibirsi altre volte in un gesto di tale spessore.
    “Credi che non sappia della vostra enorme fotocopiatrice? Per quale motivo vi state moltiplicando cosi’ in fretta?”
    Il tamarro, che non riusciva a staccare gli occhi dalla possente spada di Frahagrind, si convinse e rispose con un tono ben piu’ sincero di quello di prima.
    “… Minchiabboss ci ha detto che dovevamo fare bbrutto ooh.”
    “Certo, dovevate fare brutto. Perche’ avete cercato di colpire la tribu’ dei prog?”
    “No cioe’… Non volevamo fargli bbrutto… Eravamo troppo pochi…”
    “E che volevate fare?” Il tono di Frahagrind si faceva sempre piu’ incalzante, e al contempo quello del prigioniero sempre meno spocchioso.
    “Minchiabboh non e’ stata un’ idea del capo. Cioe’ porcoddue abbiamo seguito quel coglione che avevamo imprigionato, e ci siamo trovati davanti al villaggio di questo tipppo.” Indico’ Toul con lo sguardo.
    Sul viso di Frahagrind si dipinse un sorriso intriso di una cattiveria che avrebbe spaventato persino Hulver il crudele.
    “Di Venly parleremo dopo… E dimmi, come intende quel merdoso di Minchiabboss condurre il suo attacco nei nostri confronti?”
    “Minchia oh stai calmo, io so solo che cioe’ porcoddue vuole colpire tutte le tribu’ una dopo l’altra, ma quella dei black per ultima.”
    “Gia’, i black per ultimi. Come sono sfortunati… Si perderanno tutto il piacere di farvi a pezzi.”
    “Oh minchia oh ma parla bene che ti spacco il culo oh porcoddue!”
    Frahagrind fece finta di non aver sentito: “Siete sempre nei vostri letamai?”
    “Minchia oh tipo mi hai rotto.”
    Frahagrind sorrise di nuovo. Toul e tutti gli altri osservavano il colloquio in religioso silenzio, senza sdegno ne emozione. Guardavano la scena come se si fosse trattato di un oggetto inanimato.
    “Ti ho rotto, eh? Bene, allora possiamo passare all’argomento che ti avevo detto avrei lasciato per ultimo… Cos’e’ che avete fatto a Venly voi?”
    Da parte del tamarro segui’ solo un silenzio imbarazzato… Probabilmente comincio’ a presagire come sarebbe andata a finire la cosa…
    “Ebbene, io ti do il benvenuto al peggiore degli inferni che tu abbia mai potuto immaginare.”
    Il tamarro stava per replicare qualcosa, ma non fece in tempo ad emettere un suono che gia’ il pugno chiuso di Frahagrind gli si abbatteva sulla mascella. Si senti’ il rumore distinto di alcuni denti che si spezzavano.
    Tutta la folla si ammutoli’ per appena un paio di secondi, e successivamente esplose in un tremendo boato di gioia e di ammirazione.
    Frahagrind volto’ le spalle al prigioniero, e urlo’, sovrastando la folla che ormai era incontenibile: “Prendete questo miserabile e fatene cio’ che volete! Ma non osate lasciarlo in vita!”
    Non appena ebbe mosso i primi passi allontanandosi dal prigioniero centinaia di persone si gettarono addosso al tamarro che urlava e si dimenava, lo sollevarono di peso e lo portarono via. Frahagrind attese li fermo, girato di spalle, che tutto il caos fosse svanito. Dopo un minuto le urla erano gia’ molto lontane, e Toul ne approfitto’ per andare accanto al capo dei power.
    “E cosi’ non sappiamo dove sono accampati.”
    “Me ne frego. Non ce l’avrebbe detto comunque. Ed in ogni caso ho una mia teoria… Per riuscire a gestire bene una forza di quel numero, l’esercito tamarro non puo’ sostare nei letamai, perche’ sarebbero troppo distanti e ci metterebbero troppo ad assediarci. La cosa piu’ probabile invece e’ che si riversino tutti nella piana di Deep, dove possono esserci vicini e costruire un accampamento relativamente sicuro. Toul, dobbiamo attaccarli prima noi. Se ci prendono uno per uno, siamo morti.”
    “Dimentichi una cosa importantissima Frahagrind: anche cosi’ non e’ detto che riusciremmo ad annientarli tutti… Ci vuole un’ arma di distruzione di massa, qualcosa che la faccia finita una volta per tutte.”
    “E che cosa dovrebbe essere?”
    “Ho una mia teoria.” Toul sorrise complicemente a Frahagrind, e nel contempo fece un cenno verso i suoi uomini, che erano obbedientemente rimasti in disparte. “Avrai prestissimo mie notizie Frahagrind. Abbiamo ancora un po’ di tempo prima della battaglia… E forse abbiamo la soluzione piu’ a portata di mano di quanto pensiamo.”
    “Gli Dei ti benedicano Toul. A presto, amico mio.”
    Toul e i suoi salirono in sella ai cavalli che gli uomini avevano diligentemente portato fin nella piazza.
    “Frahagrind, sei diventato davvero un leader. La tua gente e’ fortunata ad averti… Andiamo!”
    Disse cosi’, volto’ il cavallo e lo sprono’ a tutta velocita’ seguito dai suoi fedeli soldati. Frahagrind stette ad osservarlo finche’ non scomparse nella notte.
     
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  2. [Bob Kelso]
     
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    stichi subito
     
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  4. _Doc_
     
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    NONA PUNTATA

    Il mattino sopraggiunse troppo presto a destare Frahagrind dal suo sonno agitato. Ci mise qualche minuto prima di superare lo stordimento del risveglio, ma una volta fatto cio’, si mise immediatamente al lavoro. Mentre stava vergando alcune parole su una lettera indirizzata a Mydhen per avvertirlo degli ultimi avvenimenti, gli ritorno’ alla mente cio’ che Toul aveva accennato quella notte… Un’ arma definitiva capace di annientare i tamarri guidati dal maligno minchiabboss? Si disse che probabilmente era impossibile, ed in ogni caso avrebbe dovuto aspettare notizie piu’ precise dal capo dei prog. Per questo motivo scaccio’ il pensiero e termino’ la lettera, che affido’ poi a Rasc.
    “Rasc fai in modo che questa venga recapitata in fretta a Mydhen… Sono indicati il momento e il luogo in cui ci dovremo incontrare. Sono sicuro che non manchera’ all’appuntamento…”
    “Si mio signore Frahagrind”
    “Ci sono notizie di Toul?”
    “No mio signore, ma sarete subito informato non appena ve ne saranno.”
    “Grazie Rasc.” Sorrise “Se ce ne sara’ bisogno, puoi trovarmi da Venly.”
    “Si mio signore.”
    Rasc si inchino’ brevemente, Frahagrind gli rivolse un amichevole cenno di saluto e si diresse subito verso l’abitazione del suo allievo, sincerandosi silenziosamente che fosse riuscito a superare il suo trauma, almeno in parte.
    Mentre camminava per la strada venne salutato con rispetto da tutti i power, e la cosa era piuttosto strana visto che il rispetto gli era sempre stato dovuto solo mentre esercitava la sua legge…
    I suoi interrogativi vennero fugati non appena mise piede nella piazza principale della citta’. Alcuni pezzi del tamarro prigioniero erano stati ammucchiati in una sorta di macabra pira, e alcuni membri del villaggio improvvisatisi ingegneri stavano dirigendo i lavori. Frahagrind fu molto soddisfatto del lavoro che era stato svolto dai suoi sudditi, e sorrise involontariamente.
    Attraversata la piazza senza soffermarsi sul tremendo spettacolo, Frahagrind giunse infine davanti a casa di Venly, dove esito’ per qualche secondo augurandosi che Godiva non fosse in casa, cosi’ avrebbe sicuramente potuto tenere un atteggiamento piu’ dignitoso.
    Ma ovviamente, dopo aver bussato la prima cosa che vide fu Godiva con i capelli bagnati, e che indossava solo un paio di attillati pantaloni e un top che le lasciava il ventre scoperto, entrambi di pelle.
    Frahagrind impreco’ silenziosamente quando si accorse che i suoi occhi erano puntati dappertutto tranne che sul volto della sua interlocutrice.
    “Ciao Frahagrind…” Disse lei con voce involontariamente sensuale.
    “Salve Godiva, sono venuto a trovare Venly devocapirecomemaiseisemprepiu’gnocca.”
    Godiva sorrise dolcemente, e annui’ con un cenno del capo.
    “Hai fatto benissimo” aggiunse senza aver sentito, o fingendo di non aver sentito, il commento del capo i quali comunque appagavano il suo ego superbo “seguimi, sara’ felice di vederti.”
    Attese che Frahagrind entrasse, chiuse la porta, e lo condusse nella sala grande. Venly era seduto comodamente in poltrona davanti al caminetto, leggendo un libro.
    “Prego Frahagrind, accomodati” disse senza voltarsi “stavo leggendo questo libro, che non ho mai avuto tempo di leggere.” E cosi’ dicendo chiuse il volume dalla copertina ormai consunta.
    Frahagrind, mentre si accomodava rivolgendo l’ennesimo saluto e sguardo lascivo alla moglie del suo amico, sbircio’ il titolo del libro con cui Venly era alle prese: “Directorum Inquisitoris” di un certo Triarchigos Dwerland.
    “Ti senti meglio ora, Venly?”
    “Oh si, molto meglio. Non avrei mai creduto che ci fosse dignita’ anche con questa pelata… Mi sento molto come i grandi eroi metallari del passato.” Disse con una punta di ingenuita’.
    “Sono lieto che cominci a pensarla cosi’ amico mio.” Rispose Frahagrind sorridendo.
    Dopo qualche secondo durante il quale nessuno dei due parlo’, Venly prese la parola e si rivolse al capo dei power, con voce leggermente esitante, come se ritenesse inopportuno parlare di certi argomenti.
    “Frahagrind… Per quanto riguarda i tamarri…?”
    Lascio’ di proposito la frase in sospeso, cosi’ da avere informazioni in piu’.
    “La situazione e’ abbastanza delicata purtroppo” rispose il capo dopo aver emesso un sospiro esausto “possiamo contare sull’appoggio di Toul e Mydhen, ma non e’ detto che cio’ sara’ sufficiente. Adesso sto aspettando notizie proprio di Toul… Sembra stia macchinando qualcosa per spazzarli via tutti definitivamente, anche se non so quanta speranza possiamo riporre in questo fantomatico piano.”
    Venly annui’ silenziosamente. Poi, dopo qualche istante, aggiunse:
    “E tutto il caos di ieri sera?”
    “Niente, una semplice esecuzione pubblica.” Rispose con uno svogliato gesto della mano. “Toul l’ha portato qui con se… Ti ha dedicato la sua tragica dipartita.”
    “Che gesto squisito… Non mi aspettavo che Toul fosse cosi’ attento ai sentimenti umani.”
    “Infatti non lo e’, ma devi capire che quel che ti e’ successo va ben oltre i semplici sentimenti. E’ stata una cosa troppo grave perche’ chicchessia potesse stare in silenzio davanti ad essa.”
    Venly annui’ nuovamente, pensieroso. Il suo flusso di pensieri venne improvvisamente interrotto da Frahagrind:
    “Venly, se stai pensando di venire a combattere con noi scordatelo, non voglio per nessuna ragione che la tua integrita’ mentale venga di nuovo minacciata.”
    L’allievo del capo sospiro’ mestamente, confermando a Frahagrind che ci aveva azzeccato in pieno.
    “Mio maestro Frahagrind, questo non lo posso fare. Proprio perche’ sono una vittima, ho pieni diritti di essere presente quando l’annientamento dei tamarri avra’ luogo.”
    Frahagrind medito’ per un po’ sulle parole del suo discepolo. In effetti, il ragionamento aveva senso… Si rese conto che aveva sbagliato a cercare di imporre il suo volere, e si ripromise che le sue decisioni, da quel momento in poi, sarebbero state unicamente razionali, piuttosto che influenzate da considerazioni di carattere personale.
    “Vi ho portato una birra miei uomini…”
    Frahagrind si domando’ sinceramente se Godiva avesse un qualche tipo di sensore che captava i suoi pensieri e le sue impressioni. Attese un paio di secondi, incerto se voltarsi oppure no, e alla fine decise che si, era decisamente il caso.
    “Eh eh eh, grazie Godiva, sei davvero molto gentile oltrecheunafigadellamadonna”
    LA moglie di Venly si chino’ in avanti e poso’ due grossi boccali di birra sul tavolo, ma il gesto fu inequivocabilmente colto da Frahagrind in tutte le sue sfumature piu’ provocanti e lascive.
    “Frahagrind, tesoro… Scusami se vi ho ascoltati, ma… Devi lasciare venire Venly con te. E’ una cosa che desidera davvero tanto, e inoltre lo aiutera’ a sfogarsi e a dimenticare la sua sconveniente vicenda, forse piu’ di quanto possa fare io.”
    Il capo dei power fu scosso da un colpo di tosse quando si accorse che la birra gli era andata di traverso. Una volta ripresosi, sollevo’ lo sguardo e con un sorrisone che rasentava l’ebetismo disse: “Sicuro Godiva, faro’ esattamente cosi’, accordato.”
    Godiva sorrise maliziosamente e senza aggiungere altro si allontano’ ancheggiando, lasciando Frahagrind con il pensiero che la sua ultima risposta non era stata esattamente razionale come si era proposto, ma vabbe’.
    Venly aveva assunto un’espressione un po’ corrucciata quando si accorse che la sua donna era intervenuta, ma si rilasso’ visibilmente una volta accortosi che il suo intervento era andato a buon fine.
    “Allora siamo d’accordo Frahagrind!” disse bevendo avidamente un lungo sorso di birra “Saro’ al tuo fianco!”
    “Ahahah, si si proprio cosi’. D’altronde e’ cio’ che ho detto vero?” Bevve anche lui, come se questo potesse farlo sentire meno sciocco.
    “Verissimo.” disse con un sorriso innocente e riconoscente al tempo stesso.
    Continuarono a chiacchierare del piu’ e del meno per circa un’ora, poi Frahagrind si alzo’ e si congedo’ educatamente, dicendo che sarebbe andato ad aspettare Toul.
    Usci’ con la mente lucida, ma con il cuore colmo di preoccupazione per la sorte dell’ unico amico che gli era rimasto.
     
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  5. Sniper-Viper
     
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    A quando Godiva che scopa? :-D:
     
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  6. _Doc_
     
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    Non vorrei che godiva che scopa monopolizzasse tutta l'attenzione :mellow: quindi credo che se mai verra' il momento di descrivere una scena del genere, cosa comunque gia' ampiamente collaudata, limitero' i particolari :sisi:
     
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  7. Sniper-Viper
     
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    ghei :sad:
     
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  8. Freno Le Roi
     
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    Ma delle foto di godiva?
     
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  9. [Bob Kelso]
     
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    godiva sex naked cumnshot blowjob xxx
     
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  10. _Doc_
     
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    NONA PUNTATA - APPENDICE

    Nel frattempo gli accampamenti dei tamarri brulicavano di frenetica attivita’.
    Minchiabboss in persona stava organizzando la marcia in direzione della piana di Deep, urlando ordini a destra e a manca, mentre le gigantesche fotocopiatrici sembravano non fermare mai il loro diabolico e crudele lavoro.
    La pianificazione fu interrotta da un tamarro che si presento’ al cospetto del capo:
    “Minchiabboss, cioe’ oh hanno sterminato il gruppo che avevamo mandato dietro quel metallaro di merda porcoddue.”
    Minchiabboss, che aveva ascoltato quasi senza nessun interesse, ora smise di gestire i preparativi e rivolse la sua attenzione al piccolo tamarro che gli aveva riferito la notizia.
    “… Minchia oh, ma io gli avevo ordinato di tornare subbbito indietro porcoddue! Io gli rompo il culo!”
    “Cioe’ ci han gia’ pensato i prog, porcoddue.”
    “Ah.”
    Scese il silenzio per un paio di secondi, poi Minchiabboss prosegui’:
    “Minchia oh non importa. Erano solo pochi come tanti altri. Adesso muovi il culo porcoddue, non possiamo piu’ perdere tempo in questi letamai. Cioe’ oh prima prenderemo possesso della piana di Deep, prima potremmo sfondare uno dopo l’altro quei metallari di merda porcoddue. Al lavoro!”
    “Si minchiabboss, subbbito!”
    E cosi’ il tamarro corse con tutti gli altri a mettere da parte cibo e acqua, tende per l’accampamento e le potenti armi d’assedio dei tamarri.
    Minchiabboss sorrise con fare vendicativo, mentre contemplava la maestosita’ e le dimensioni smisurate dell’esercito che sarebbe stato la rovina di tutte le tribu’ del metallo. Finalmente sarebbe rimasto solo lui insieme a tutti i tamarri a regnare sul mondo.
     
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  11. Sniper-Viper
     
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    terribbile :cry:
     
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  12. _Doc_
     
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    DECIMA PUNTATA

    Toul giunse al cospetto di Frahagrind dopo un paio d’ore, accompagnato da una piccola parte del suo esercito. Il capo dei power, informato in anticipo del suo arrivo, lo stava aspettando ai cancelli del villaggio. Quando i due si incontrarono, non si salutarono nemmeno. Sui volti di entrambi non si scorgeva altro che una tensione ben dissimulata.
    “Toul, abbiamo poco tempo. Ho dato ordine a Mydhen di aspettarci al limitare della piana di Deep, quindi abbiamo appena qualche giorno… Se in piu’ dobbiamo seguire questo tuo piano di cui non hai ancora voluto dirmi niente, ti accorgerai che abbiamo molta fretta.”
    “Si Frahagrind, ma ne vale davvero la pena. Per prima cosa e’ necessario che ci vada solo un ridotto numero di persone, a compiere la missione che ho in mente. Quindi il resto di noi puo’ tranquillamente andare a fare compagnia a Mydhen.”
    “Ho capito. Ma non sarebbe ora che tu mi dicessi di che cosa si tratta?”
    Per tutta risposta Toul indico’ verso nord, apparentemente nulla. Ma Frahagrind sapeva perfettamente cosa si trovava in quella direzione.
    “Toul, scordatelo.”
    “Ascoltami…” disse il capo dei prog, con un tono al tempo stesso irritato e persuasivo “Mentre ero al villaggio ho condotto un po’ di ricerche. La apocalypse tower contiene davvero l’arma assoluta. Risale ai tempi del leggendario Van Halen, forse anche prima.”
    “Sono solo leggende…”
    “Forse. Ma se mandiamo una manciata di uomini e non trovano niente, noi moriamo. Se non li mandiamo, moriamo lo stesso. Ma se li mandiamo ed effettivamente ho ragione io… Allora abbiamo la vittoria in tasca.”
    Frahagrind chiuse gli occhi come per meditare sulle parole di Toul. Passarono una decina di secondi, prima che si decise a riaprirli.
    “Hai ragione, potrebbe valerne la pena. Ma chi manderemo? Cosa gli diremo di cercare? A quali pericoli dobbiamo prepararli?”
    “Calma, una cosa alla volta. Pensavo di mandare Soph e i Dream, sono solo in quattro e bene addestrati. I tuoi… Beh, suppongo che li sceglierai adesso” disse Toul con un vago sorrisetto stampato sulle labbra. Frahagrind penso’ che in fondo era irritantissimo, ma non cattivo. Faceva parte del suo carattere.
    “Non lo so Toul, non possiedo una squadra come la tua… Nessuno dei miei guerrieri si addestra in modo specifico, quindi suppongo che uno valga l’altro.”
    “E invece no.”
    In un certo qual modo Frahagrind non si stupi’ nell’udire la voce di Venly provenire dal mucchio di gente che sostava ai cancelli del villaggio. I due capi non si erano nemmeno premurati di parlare in maniera riservata, poiche’ era come se avessero fatto un silenzioso accordo: la gente doveva essere informata, le bugie o il silenzio non li avrebbero portati da nessuna parte.
    “Come mai non sono affatto sorpreso di vederti Venly? Oh ma c’e’ anche Godiva quellagnocca.”
    Ed in effetti Venly e Godiva avanzarono tra la folla che si scostava per lasciarli passare e arrivare da Frahagrind.
    “Ti ricordi cosa mi hai detto qualche ora fa, mio signore? Mi hai permesso di stare al tuo fianco, ed ora che hai bisogno di me, io lo saro’.”
    La gente, compreso Toul e i suoi soldati, era diventata silenziosa come se gli interessasse molto vedere come sarebbe finita la conversazione. In realta’ era una cosa piuttosto sciocca, perche’ anche se ormai la fama di Venly si era estesa in una maniera impressionante a causa del suo sfortunato incidente, restava pur sempre una missione marginale che, apparentemente, poteva portare a termine qualsiasi guerriero un po’ abile. Ma tant’e’ che era cosi’.
    “Ormai ogni discussione e’ inutile Venly, e in ogni caso non avremmo tempo per farne. Se vuoi andare, io non te lo impediro’.” Disse il capo dei power con un certo sconforto. Sentiva come se tutto il controllo della situazione, che aveva lui e lui soltanto all’inizio di tutta la vicenda, gli fosse inesorabilmente scivolato via dalle mani.
    “Si Frahagrind, andremo io e la mia donna. E non fare quella faccia, pensa piuttosto all’accoglienza da riservarci quando torneremo da vincitori.” Replico’ Venly ammiccando in direzione del capo, che si sforzo’ di sorridere alle parole dell’amico.
    “Bene, benissimo!” intervenne Toul frettoloso “ i volontari ci sono. Quattro tra i migliori esponenti dell’esercito dei prog, un power niente meno che l’allievo del buon vecchio capo Frahagrind, e la sua signora chedevodiree’parecchiofiga, che sono certo che sara’ all’altezza della situazione!”
    In effetti Venly era vestito come ci si potrebbe aspettare da un uomo del suo calibro, ma Godiva era sorprendente. Non indossava alcun tipo di armatura, ma si era legata i capelli lunghi in una treccia, e al suo fianco aveva due foderi dai quali spuntavano due else di pugnale. Inoltre era silenziosa e nei suoi occhi c’era una strana luce determinata, tanto che si sarebbe potuto pensare che se Frahagrind avesse voluto impedirle di seguire il suo uomo non vi sarebbe mai riuscito. Probabilmente era per questo che non aveva posto nessuna obiezione, si dissero tutti gli astanti annuendo fra se e se con l’aria di chi ne sa piu’ di tanti.
    “A quanto ne so” prosegui’ Toul “Adesso la apocalypse tower e’ disabitata, e se c’e’ qualcuno si tratta solo ed unicamente di quei non morti che piacciono tanto ai black ma che io trovo sinceramente disgustosi. Ma non temere, essendomi documentato prima ho gia’ provveduto a fornire ai Dream le giuste attrezzature che saranno felici di dividere con i tuoi due. E, in ogni caso, quel gruppo cosi’ com’e’ e’ pronto ad affrontare qualsiasi minaccia.”
    A Frahagrind quell’ultima frase puzzo’ un po’ di tentativo di convincimento, ma decise di passarci sopra limitandosi ad annuire svogliatamente.
    “Terza e ultima cosa, non so assolutamente che cosa sia questa famigerata ‘arma’, ma e’ custodita all’ultimo piano della torre e quindi ai nostri prodi bastera’ dirigersi li per trovarla o trovare informazioni riguardanti essa.”
    Toul attese qualche secondo aspettando eventuali domande che alla fine non arrivarono, quindi fece per proseguire ma venne preceduto da Frahagrind, che finalmente si riappropriava di un po’ di potere decisionale in casa propria.
    “Se non avete altre domande, andate guerrieri del metallo. Andate, e tornate da noi al piu’ presto, poiche’ il vostro sangue e’ il nostro e quello di tutti i qui presenti! Ci rivedremo alla piana di Deep, amici miei.”
    I sei fecero un gesto di saluto portandosi il pugno all’altezza del cuore, guardarono onorati tutta la folla che li salutava rispettosamente alla stessa maniera. Da non si sa dove provenne una rullata di batteria che termino’ solennemente con un colpo di china, con un tempismo perfetto rispetto all’allontanarsi dei guerrieri.
    Frahagrind attese qualche secondo guardando con orgoglio gli uomini sparire all’orizzonte, poi si volse verso l’assembramento di metallari che si era formato, e urlo’ con quanto fiato aveva in corpo:
    “Miei fratelli e figli! Chiunque sappia usare una spada torni a casa, prenda l’arma, la birra e il cibo, e torni qui immediatamente! Tra un’ ora marceremo verso la piana di Deep e schiacceremo il nostro nemico con la nostra potenza immortale! Andate, ora!”
    La frase risuono’ per qualche istante che sembro’ lunghissimo, poi un boato esplose sulle bocche di tutti i presenti, che urlarono in direzione del loro capo tutta la loro rabbia, la loro determinazione e la loro brama di distruggere finalmente quei tamarri malefici. Alle grida segui’ un grande caos di gente che correva verso casa ad armarsi, e dopo un paio di minuti non ci fu altro che il silenzio. Erano rimasti solo alcuni uomini dei prog ed i due capi, che si scambiarono uno sguardo complice e cominciarono la loro lunga attesa delle preparazioni, il preludio di uno scontro di proporzioni epiche.
     
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  13. Sniper-Viper
     
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    Bella sta svolta verso la apocalypse tower :zxc:
     
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  14. Freno Le Roi
     
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    Voglio delle foto di godiva. :sad:

    Secondo me si salva solo lei alla fine. :sisi:
     
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  15. Sniper-Viper
     
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    per me muore
     
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34 replies since 21/10/2006, 14:50   807 views
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